Diretto, schietto...un argomento spesso difficile da affrontare, affidato alla penna della dott.ssa Alessandra Bonanno. Buona lettura
Da sempre il nostro sistema gastrointestinale
viene definito “secondo cervello”.
Nell’intestino infatti si trovano circa 500
milioni di neuroni, sparsi soprattutto nel colon, che sono organizzate allo
stesso modo di quelle presenti nel nostro cervello e che comunicano tra di loro
secondo una fitta rete di imput per una buona funzione intestinale.
Inoltre c’è un rapporto costante tra il
nostro cervello e il sistema digerente che fa si che vi sia una comunicazione
biunivoca tra i due: è così che il cervello è sempre informato su ciò che
avviene nell’intestino regolando sempre l’esatta misura dell’apporto energetico
su cui può contare; dall’altra parte la componente vegetativa del nostro
cervello (quella di cui funzionamento non siamo consapevoli) influenza
direttamente le attività gastrointestinali.
E chiunque abbia sentito le farfalle nello
stomaco incontrando il primo amore o la necessità impellente di andare in bagno
poco prima di un esame, ha quindi avuto modo già di sperimentare l’azione di
questo sistema duale dei nostri “due cervelli”.
Ma come ogni sistema duale che si rispetti,
se uno dei due elementi s’inceppa anche l’altro entra in sofferenza. Ed è così
quindi che le emozioni, gli stati d’animo posso influenzare il funzionamento
degli organi intestinali dando vita a quelli che vengono definiti “disturbi
psicosomatici”.
E’ come se l’intestino funzionasse come le
lucine di emergenza che si accendono nel cruscotto della
nostra macchina per segnalarci che qualcosa non sta funzionando a dovere.
La stessa cosa ci segnalano gastriti, coliti,
sindrome del colon irritabile, disturbi della motilità intestinale. Dal punto
di vista psicosomatico: è una spia che si accende per informarci
che nella nostra vita, nelle nostre emozioni, nei nostri pensieri, qualcosa
non sta andando nel modo giusto, qualcosa si è inceppato ed il nostro
sistema emotivo viscerale è entrato in allarme.
Il
filo conduttore di comunicazione intestino-cervello è
assolutamente attivo e ci parla a voce alta. L’intestino diventa il purgatorio
della mente, purgatorio in cui si cerca di eliminare in fretta
pensieri disturbanti, emozioni troppo intense, rabbia,
frustrazioni, paura, in pratica la nostra parte ombra, che il non riusciamo ad accettare e
tollerare razionalmente. La nostra parte bassa, l’intestino, si fa carico di
esprimere ed allontanare, ciò che la nostra parte alta, il cervello, il nostro
cielo, non riesce ad accettare e di cui non può farsi carico: un
“troppo” che la mente non riesce a gestire.
Due forze contrapposte dove l’espresso e
l’inespresso si fronteggiano e l’aggressività diviene auto aggressività
attraverso il forte dolore provocato dai problemi intestinali.
Fare tutti i dovuti accertamenti medici è
assolutamente doveroso! Ma una volta esclusa ogni causa di origine patologica
molto spesso i pazienti approdano in studio dicendomi “il mio medico di base
dice che è ansia”.
E li vi assicuro si apre un mondo di
coartazione emotiva, di bocconi inghiottiti e mai digeriti, di paure ed
insicurezze. Ascoltare il paziente ed insegnargli a sua volta ad ascoltare il
suo intestino è il primo passo verso la comprensione di ciò che sta accadendo.
La psicoterapia è un percorso di conoscenza e riscoperta di se stessi e delle
proprie risorse e anche in questo caso l’obiettivo diventa quello di far
apprendere al paziente strategie di gestione dello stress e identificare
i fattori che mantengono l’iperattivazione del sistema nervoso autonomo
responsabile delle contrazioni involontarie della muscolatura intestinale.